domenica 25 aprile 2010

E fu così... (parte 2)

La seconda e ultima giornata a New York cominciò presto, alle 7 di mattina, con una visita a Manhattan e i suoi sobborghi.
Nonostante il sonno soverchiante e la stanchezza delle ore precedenti, il piccolo andino affrontò stoicamente i suoi impegni lavorativi e fu puntuale nell'accogliere e accompagnare i passeggeri in escursione. Dormì successivamente durante tutti gli spostamenti in pullman (lol). Anche dieci minuti di riposo erano fondamentali in quelle condizioni, russò quindi senza nessun ritegno davanti agli ospiti, adducendo a un fittizio malore generico quando questi lo interrogavano sul suo precario stato psico-fisico. Insomma lavorò con zelo (che è n'amico suo, il simpatico Zelo) guadagnandosi la misera paga da tour escort.
Il giro di Manhattan fu molto interessante anche se lui si perse gran parte delle spiegazioni a causa del suo stesso ronfare; ad ogni fermata chiedeva alla guida dove si trovasse in quel momento, si faceva ripetere l'orario di riunione al pullman e si ripresentava con un'aria da zombie alla fine del tempo assegnato per la visita. Questo però gli permise di vagare un po' per conto suo finchè non fu del tutto sveglio. Nel quartiere di Harlem si fermò addirittura per fare un tiro a canestro con dei nigga autoctoni, sbagliando l'unico tiro concessogli (non prese nemmeno il ferro, nda) e ritirandosi con la coda tra le gambe. Ovviamente girato l'angolo duciò indistintamente ogni africano lì presente, avendo cura di non essere visto. Per la serie “Fascisti sì ma non stronzi”.
La successiva sosta al ponte di Brooklin gli fece passare completamente il sonno e da lì in poi fu una passeggiata di salute.
Visitò China Town, Little Italy, Greenwich Village e Soho fino ad arrivare al Bronx.
Lì iniziò ad essere un po' perplesso. Un suo amico (che chiameremo Marco M. per rispetto della privacy...anzi no, così è troppo palese... lo chiameremo M. Marvelli) gli aveva raccontato tante cose su come va il mondo: gli disse che in Messico ci sono solo mendicanti alcolizzati pronti a rubarti tutto, gli disse anche che i Portoricani sono tutti criminali, papponi e spacciatori. Invece il nostro piccolo peruviano aveva incontrato nient'altro che brave persone, gentili e lavoratrici in quei posti.
Allora gli tornarono in mente le parole di M. Marvelli “Nel Bronx come fai un passo te svotano zì!” e si mosse con circospezione. In realtà gli bastò poco per scoprire che, anche stavolta, il suo amico non aveva capito un cazzo. Si appuntò sul quadernino delle cose da fare Mandare il M... affanculo appena torno a casa e proseguì nella sua passeggia. Si avvicinava l'ora di pranzo quando si imbattè in un mercatino italiano e decise di entrare; dentro c'erano una macelleria, una pescheria e vari stand alimentari. Uno in particolare lo attirò in quanto gli fece venire in mente una classica norcineria italica. Chiese al bancone cosa si potesse mettere dentro ai sandwich e gli risposero “tutto quello che vedi”. Fu allora che ebbe un lampo di genio. Identificò subito gli ingredienti necessari per creare uno sfizioso e iniziò a guidare il commesso nella procedura di preparazione.
I clienti che aspettavano in fila dietro di lui furono incuriositi dal quel pasto per loro tanto strano e in 3 ordinarono lo stesso identico sandwich, complimentandosi successivamente con lui per la raffinata scelta.
Purtroppo gli ingredienti non erano gli stessi, così come il paninaro era ben lungi dall'assomigliare a Pippo.
Ma anche solo l'idea di mangiare un panino del Maestro gli regalò attimi di pura gioia.
E fu così che un piccolo peruviano mangiò uno sfizioso nel Bronx.


So per certo che molti di voi abbiano capito quanto sia stato bello mangiare un panino di Pippo, seppur non originale.
Ho un favore da chiedervi amici miei. Parlatene con lui, Giuseppe La Rosa in arte Pippo. Ditegli che ora anche a New York conoscono i suoi panini! Ne sarà felice.

10 commenti:

  1. aahahhahahahahahahaha...che stronzo il moro!

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  2. tacci de te, mo pago un autoctono canadese pe fatte svuotà. Leggi la mail me riccomanno.

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  3. Letta Moro, Letta.
    M'hai regalato un sorriso.
    Comunque qui invece de svotamme, me riempiono!

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  4. Ambiguo, Perù, ambiguo!

    P.S. OMG, il codice di attivazione del messaggio era perDUCS :ae:

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  5. mitico racconto!
    per quanto riguarda gli autoctoni(lol per scriverlo ho dovuto guardare il commento del moro)direi di insegnar loro a duciare...
    Se qualcosa andasse storto dì loro di essere gay così troveranno un modo per dimenticare l offesa senza ucciderti/svotatte (anzi te riempiono/bollini)

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  6. e invece tu fratello!
    p.s.: need more comic post ... prima che te svotano!

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  7. Che fine hai fatto? Qui c'è (sic! Che schifezza ortografica!)gente che attende un seguito! Scrivi, carissimo!

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